Ma dov'è la primavera del Concilio? Dove sono i suoi frutti?
Ma dov'è la primavera del
Concilio?
Dove sono i suoi frutti?
Dove sono i suoi frutti?
Editoriale di Radicati nella fede,
anno V, n. 9, settembre 2012
Foglio di collegamento della chiesa di Vocogno e della Cappella dell'Ospedale di Domodossola (Provincia di Verbania, Diocesi di Novara)
dove si celebra la Messa tradizionale.
Foglio di collegamento della chiesa di Vocogno e della Cappella dell'Ospedale di Domodossola (Provincia di Verbania, Diocesi di Novara)
dove si celebra la Messa tradizionale.
i neretti sono
nostri
C'è un dogmatismo nuovo, che non riguarda i dogmi
di sempre, le verità eterne rivelate da Dio e custodite dalla Chiesa nel suo
Credo; è un dogmatismo di opinione, su una questione che ti vietano di
discutere: i frutti della primavera del Concilio. Si può variare quasi tutto
nella Chiesa di oggi: le verità di fede ti concedono di
reinterpretarle.
Se i comandamenti ti stanno stretti, una schiera di teologi e pastori ti suggeriscono di situazionarli nel contesto attuale, così da addolcirli. Se poi obbedire non ti va, puoi sempre scoprire un nuovo carisma che ti cada su misura. Puoi fare tutto o quasi, tranne mettere in discussione la primavera del Concilio.
La senti questa affermazione sulla bocca di molti addetti ai lavori, dei pastoralisti, la senti come mannaia tranciante se esprimi il desiderio di tornare alla grande Tradizione della Chiesa. Ti concedono una messa antica, purché tu riconosca i frutti del Concilio, senza discutere.
E di fronte a questa propagandata certezza, anche i perplessi stanno zitti, per paura di essere esclusi da tutto. Se poi, come nella favola del re nudo, uno con l'anima di fanciullo osa alzare la voce e gridare: ma dove sono questi frutti? Io non li vedo!... il silenzio si fa assordante e minaccioso.
Cari amici, dite un po', dove sono i frutti? È forse aumentata la pratica della vita cristiana? C'è più gente a Messa alla Domenica? I comandamenti sono maggiormente osservati? Le famiglie danno più esempio di fedeltà e virtù? Sono aumentate le vocazioni sacerdotali? E quelle religiose di frati e suore? Si aprono nuovi conventi? La gioventù ama di più Nostro Signore? La gente prega meglio e di più? Molti nelle terre di missione si convertono abbandonando le false religioni e le sette? Molti missionari partono per portare la grazia di Dio e la fede sino ai confini della terra?
Diteci, quali sono allora i frutti della primavera del Concilio?
In alcuni momenti la Chiesa, nelle nostre terre, appare un grande cantiere in vendita, coperto con la facciata di grandi assemblee, fatte per intrattenere i fedeli illudendo sulla situazione.
Certo che c'è sempre molto bene nella Chiesa, bene per lo più umilmente nascosto, ma questo non giustifica dal non guardare la situazione generale.
Al bambino che grida: il re è nudo!, ci si affretta a dire che il disastro sopra descritto è causato dal mondo, dalla società che è cambiata. I tempi sono cambiati, allora i frutti della primavera del Concilio saranno più interiori e meno visibili. Si affretteranno a dire che è volontà di Dio questo radicale cambiamento, che a noi sembra proprio un grande crollo.
Troppo comodo questo modo di procedere, così ci si sottrae a qualsiasi verifica!
Stiamo ai fatti, siamo realisti!
Quando non si vuol discutere una cosa è perché è già diventata ideologia.
La colpa di questa terribile crisi della fede e della pratica cristiana non può essere imputata principalmente alla modernità... questa c'era già prima di questa strana primavera che ha bruciato nel gelo tanti boccioli di santità.
La modernità atea e agnostica, laicista e anticlericale c'era già da tanto tempo, ma la vita cristiana non fu fermata da essa, anzi, nella lotta si fortificava e accoglieva nel suo seno tante anime che si convertivano.
No, qualcosa di terribilmente ingannevole è successo: si è deciso che questa modernità senza Dio non era più da combattere, ma da abbracciare. Si è detto che da questo abbraccio doveva sbocciare una fiorente stagione per il cristianesimo e per il mondo... ma tutto questo non è avvenuto. E le profezie che non accadono, lo sappiamo dalla Sacra Scrittura, non venivano da Dio.
C'è ancora chi dice che è troppo presto valutare questa primavera conciliare, e che 50 anni sono pochi! Quante vittime nella fede dovremo ancora vedere per poter dare un giudizio?
Nella Chiesa i dogmi sono le verità di fede rivelate da Dio e trasmesse e custodite dalla Magistero.
Contrariamente dagli slogan delle opinioni ecclesiastiche, che non diventeranno mai dogmi, anche se pronunciate da chi ha un posto di riguardo nella Chiesa. I dogmi li rivela Dio e li trasmette la Chiesa. Le opinioni sulle situazioni storiche, queste dobbiamo avere il coraggio di sottoporle a verifica, pena il combinare un grande e tragico pasticcio nella fede.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV328_Dov-e_la_primavera_del_VII.html
Se i comandamenti ti stanno stretti, una schiera di teologi e pastori ti suggeriscono di situazionarli nel contesto attuale, così da addolcirli. Se poi obbedire non ti va, puoi sempre scoprire un nuovo carisma che ti cada su misura. Puoi fare tutto o quasi, tranne mettere in discussione la primavera del Concilio.
La senti questa affermazione sulla bocca di molti addetti ai lavori, dei pastoralisti, la senti come mannaia tranciante se esprimi il desiderio di tornare alla grande Tradizione della Chiesa. Ti concedono una messa antica, purché tu riconosca i frutti del Concilio, senza discutere.
E di fronte a questa propagandata certezza, anche i perplessi stanno zitti, per paura di essere esclusi da tutto. Se poi, come nella favola del re nudo, uno con l'anima di fanciullo osa alzare la voce e gridare: ma dove sono questi frutti? Io non li vedo!... il silenzio si fa assordante e minaccioso.
Cari amici, dite un po', dove sono i frutti? È forse aumentata la pratica della vita cristiana? C'è più gente a Messa alla Domenica? I comandamenti sono maggiormente osservati? Le famiglie danno più esempio di fedeltà e virtù? Sono aumentate le vocazioni sacerdotali? E quelle religiose di frati e suore? Si aprono nuovi conventi? La gioventù ama di più Nostro Signore? La gente prega meglio e di più? Molti nelle terre di missione si convertono abbandonando le false religioni e le sette? Molti missionari partono per portare la grazia di Dio e la fede sino ai confini della terra?
Diteci, quali sono allora i frutti della primavera del Concilio?
In alcuni momenti la Chiesa, nelle nostre terre, appare un grande cantiere in vendita, coperto con la facciata di grandi assemblee, fatte per intrattenere i fedeli illudendo sulla situazione.
Certo che c'è sempre molto bene nella Chiesa, bene per lo più umilmente nascosto, ma questo non giustifica dal non guardare la situazione generale.
Al bambino che grida: il re è nudo!, ci si affretta a dire che il disastro sopra descritto è causato dal mondo, dalla società che è cambiata. I tempi sono cambiati, allora i frutti della primavera del Concilio saranno più interiori e meno visibili. Si affretteranno a dire che è volontà di Dio questo radicale cambiamento, che a noi sembra proprio un grande crollo.
Troppo comodo questo modo di procedere, così ci si sottrae a qualsiasi verifica!
Stiamo ai fatti, siamo realisti!
Quando non si vuol discutere una cosa è perché è già diventata ideologia.
La colpa di questa terribile crisi della fede e della pratica cristiana non può essere imputata principalmente alla modernità... questa c'era già prima di questa strana primavera che ha bruciato nel gelo tanti boccioli di santità.
La modernità atea e agnostica, laicista e anticlericale c'era già da tanto tempo, ma la vita cristiana non fu fermata da essa, anzi, nella lotta si fortificava e accoglieva nel suo seno tante anime che si convertivano.
No, qualcosa di terribilmente ingannevole è successo: si è deciso che questa modernità senza Dio non era più da combattere, ma da abbracciare. Si è detto che da questo abbraccio doveva sbocciare una fiorente stagione per il cristianesimo e per il mondo... ma tutto questo non è avvenuto. E le profezie che non accadono, lo sappiamo dalla Sacra Scrittura, non venivano da Dio.
C'è ancora chi dice che è troppo presto valutare questa primavera conciliare, e che 50 anni sono pochi! Quante vittime nella fede dovremo ancora vedere per poter dare un giudizio?
Nella Chiesa i dogmi sono le verità di fede rivelate da Dio e trasmesse e custodite dalla Magistero.
Contrariamente dagli slogan delle opinioni ecclesiastiche, che non diventeranno mai dogmi, anche se pronunciate da chi ha un posto di riguardo nella Chiesa. I dogmi li rivela Dio e li trasmette la Chiesa. Le opinioni sulle situazioni storiche, queste dobbiamo avere il coraggio di sottoporle a verifica, pena il combinare un grande e tragico pasticcio nella fede.
O Concílio Vaticano II, uma história nunca escrita (I): Apresentação.
Roberto de Mattei O Concílio Vaticano II Uma história nunca escrita
Roberto de Mattei
O
Concílio
Vaticano
II
Uma
história nunca escrita
Cinquenta anos volvidos sobre o
concílio, o historiador Roberto de Mattei tenta recolher os dados necessários
para uma história sobre o mesmo que ainda não tinha sido
contada.
É esta a nova proposta da editora
Caminhos Romanos.
O Concílio Ecuménico Vaticano II, o
vigésimo primeiro na História da Igreja, foi inaugurado por João XXIII, a 11 de
Outubro de 1962, e encerrado por Paulo VI, a 8 de Dezembro de 1965. Não obstante
as expectativas e esperanças de muitos, a época que se lhe seguiu não
representou para a Igreja uma “Primavera” ou um “Pentecostes”, mas, como
reconheceram o próprio Paulo VI e os seus sucessores, um período de crises e
dificuldades, nomeadamente nos âmbitos doutrinal e litúrgico, mas não só. Esta é
uma das razões pelas quais se abriu uma viva discussão hermenêutica, na qual se
inseriu, já enquanto cardeal, e sobressai hoje, a autorizada voz do Papa Bento
XVI, que veio convidar a ler os textos do Concílio à luz da Tradição da
Igreja.
Para o debate em curso, Roberto de
Mattei oferece o contributo não do teólogo mas do historiador, através de uma
rigorosa reconstrução do evento, das suas raízes e consequências, baseada
sobretudo em documentos de arquivos, diários, correspondências e testemunhos
daqueles que foram os seus protagonistas. Deste quadro, assim documentado e
apaixonante, emerge «uma história nunca escrita» do Concílio Vaticano II,
que nos ajuda a compreender não só os acontecimentos de ontem, mas também os
problemas religiosos na Igreja de hoje.
Edição e
encomendas:
Caminhos Romanos - Unipessoal,
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Rua de Pedro Escobar,
90 r/c 4150-596 Porto
Telefone e fax: 220
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Ficha técnica:
Título
original: Il Concilio Vaticano II. Una storia mai
scritta
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Telefone e fax: 220 110 532 Telemóvel: 936 364 150
Copyrright: Caminhos Romanos
Coordenação editorial: J. N. Soares
Tradução: Maria José Figueiredo
Revisão: Nuno Manuel Castello-Branco Bastos
Depósito legal:346 747/12
ISBN: 978-989-8379-23-8
Impressão: Gráfica Maiadouro
29 de Junho 2012.
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Impressão: Gráfica Maiadouro
29 de Junho 2012.
Lançado em 2011 na Itália, a prestigiosa
obra do Professor Roberto de Mattei, intitulada “O Concílio Vaticano II – Uma
história nunca escrita”, chega agora ao público lusófono. A Editora Caminhos
Romanos, detentora dos direitos sobre a versão portuguesa do laureado livro —
Prêmio Acqui Storia 2011 e finalista do Pen Club Italia — ,
concedeu ao Fratres in Unum a exclusiva honra de divulgar alguns excertos deste
trabalho que é um verdadeiro marco na historiografia do Concílio Vaticano
II.
* * *
Um Concílio “pastoral” ou
“doutrinal”?
A fórmula do Concílio à luz da Tradição — ou,
se se preferir, da “hermenêutica da continuidade” – propõe
indubitavelmente aos fiéis uma indicação autorizada, com vista ao esclarecimento
do problema da adequada recepção dos textos conciliares; mas deixa em aberto um
problema de fundo: dado que a correcta interpretação é a da continuidade, resta
explicar porque foi que, na sequência do Concílio Vaticano II, aconteceu aquilo
que nunca tinha acontecido depois de qualquer dos concílios da história, a
saber, o facto de duas (ou mais) hermenêuticas contrárias se terem confrontado e
terem, para usar a expressão do Papa, lutado entre si. Assim, pois, se a época
pós-conciliar deve ser interpretada como uma época de “crise”, podemos
perguntar-nos se uma errada recepção dos textos terá uma incidência tal sobre os
factos históricos, que constitua razão suficiente e proporcionada para a
vastidão e a profundidade da mesma crise.
Por outro lado, a existência de uma pluralidade
de hermenêuticas atesta a presença de certa ambiguidade ou ambivalência nos
documentos. Quando se torna necessário recorrer a um critério hermenêutico
exterior ao documento para interpretar o próprio documento, é evidente que este
não é suficientemente claro, que precisa de ser interpretado e que, na medida em
que é susceptível de interpretação, pode ser objecto de crítica, histórica e
teológica.
O desenvolvimento mais lógico deste princípio
hermenêutico é o que foi proposto por um eminente especialista em eclesiologia,
Mons. Brunero Gherardini. De acordo com este teólogo romano, o Vaticano II,
enquanto concílio que se auto-qualificou como “pastoral”, esteve privado de um
carácter doutrinal “definitório”; contudo, do facto de o Vaticano II não poder
ter a pretensão de ser qualificado como dogmático, sendo antes caracterizado
pelo seu carácter pastoral, não se pode naturalmente deduzir que esteja privado
de doutrina própria. O Concílio Vaticano II teve indubitavelmente ensinamentos
específicos, que não estão privados de autoridade, mas, como escreve Gherardini,
“as suas doutrinas, quando não reconduzíveis a definições anteriores, não
são, nem infalíveis nem irreformáveis, e, portanto, também não são vinculativas;
quem as negar não será, por esse facto, formalmente herege. Assim, pois, quem as
impusesse como infalíveis e irreformáveis iria contra o próprio Concílio”
.
O Concílio Vaticano II – Uma história
nunca escrita, Roberto de Mattei, Ed. Caminhos Romanos, 2012, pp.
14-15
* * *
Roberto de Mattei nasceu em Roma, em 1948. Formou-se em
Ciências Políticas na Universidade La Sapienza. Atualmente, leciona
História da Igreja e do Cristianismo na Universidade Europeia de Roma, no seu
departamento de Ciências Históricas, de que é o director. Até 2011, foi
vice-presidente do Conselho Nacional de Investigação de Itália, e entre 2002 e
2006, foi conselheiro do Governo italiano para questões internacionais. É membro
dos Conselhos Diretivos do Instituto Histórico Italiana para a Idade Moderna e
Contemporânea e da Sociedade Geográfica Italiana. É presidente da Fundação
Lepanto, com sede em Roma, e dirige as revistas Radici Cristiane e
Nova Historica e colabora com o Pontifício Comitê de Ciências
Históricas. Em 2008, foi agraciado pelo Papa com a comenda da Ordem de São
Gregório Magno, em reconhecimento pelos relevantes serviços prestados à
Igreja.
Onde encontrar: Livraria Petrus – R$ 89,00.
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