Continuo a ripetermi di tacere. Ho pensato perfino di smettere di scrivere sul blog; ma poi come si fa a tacere? Mi imbatto nell'ultimo exploit di Tornielli (cultura e grancassa egemone) che rende pubbliche considerazioni del card. Piacenza sulla crisi del clero. Sintetizza un testo di circa 200 pagine edito recentemente da Cantagalli, che occorrerà leggere per vedere se risponde alle domande che ho formulato alla fine, suscitate da questo articolo:
[...] Piacenza riconosce che «soprattutto nei primi decenni immediatamente successivi alla promulgazione della Presbyterorum ordinis, si sono cercate nuove forme di esercizio del ministero sacerdotale che fossero più rispondenti alle esigenze della cultura contemporanea e più efficaci dal punto di vista della missione. Tuttavia, tale ricerca ha purtroppo visto non pochi unilateralismi, che hanno occupato le menti ed i cuori di chi ha lasciato che i criteri del mondo entrassero nell’orizzonte della fede, trovandosi, così, più che con un mondo nuovamente evangelizzato, con una fede, e talvolta perfino con esperienze comunitarie, totalmente mondanizzate».Il cardinale nel commento rileva come «ogni percorso di autentica riforma non può prescindere, nella Chiesa, dal fondamentale contributo dei sacerdoti. Se è vero che lo Spirito Santo è libero di disegnare, in ogni epoca, il volto della Sposa di Cristo, soprattutto suscitando santi, donne e uomini totalmente pervasi da Cristo e capaci, perciò, di evangelizzare con la propria stessa vita e di rinnovare la Chiesa e il mondo, non di meno, nel concreto e quotidiano esercizio del ministero pastorale, i sacerdoti declinano, per il popolo santo di Dio, quanto la Chiesa universale, ed in essa l’autorità suprema, indica come cammino di necessaria riforma». In questo non facile compito, osserva ancora il Prefetto del clero, «un criterio deve sempre prevalere: quello del bene delle anime. Su ogni possibile modo di attuazione di una riforma, deve sempre regnare sovrana la domanda: “Questo aiuterà la fede? Susciterà un più grande attaccamento a Cristo?"...«Se questo semplice ed immediato criterio fosse sempre tenuto presente - afferma Piacenza - non ci sarebbero né pericolosi stravolgimenti dottrinalmente infondati, né nostalgici irrigidimenti di dubbia utilità missionaria».
Solo alcune domande:
- Quale riforma è ancora necessario fare e perché? Non basta la riforma liturgica di Paolo VI e tutti gli altri stravolgimenti? Sono in grado di vedere l'antropocentrismo di questa riforma e le conseguenze sulla lex credendi insieme a tutto il resto?
- Chi prepara sacerdoti che, più che "declinare il cammino di una necessaria riforma" non meglio identificata, sappiano essere dei veri maestri e santificatori?
- La salute delle anime non è strettamente legata alla Fedeltà alla Verità che è il Signore?
- Chi ci preserva e ci garantisce - e come - da "stravolgimenti dottrinalmente infondati" e da "irrigidimenti di dubbia utilità missionaria"? Quali sarebbero e per quali motivi appartengono all'una o all'altra definizione?
- Perché questi discorsi generici, alla fine demagogici, senza mai specificare e motivare le pecche buttate lì, sembrerebbe, al solo scopo di difendere il mitico Concilio? Un esempio di bergoglite che fa scuola?
- Da verificare se attribuibile soltanto all'estensore dell'articolo o se non sia una tendenza inarrestabile.
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